di Martina Derito* e Mario Mirabile**
L’idea del lavoro agile dal Sud, o “South Working”, come l’abbiamo chiamato a marzo 2020, sta ricevendo attenzioni mediatiche a livello nazionale e internazionale, ed è quindi soggetto a interpretazioni individuali. È normale che ciò avvenga, vista la natura ibrida del lavoro nella sua dimensione sociale, individuale e collettiva.
In questo contributo, racconteremo brevemente quali sono i nostri obiettivi e gli strumenti che stiamo utilizzando per raggiungerli, in un dialogo aperto e dal basso. Qui, invece, non è discusso il contesto generale all’interno del quale nasce l’associazione di promozione sociale “South Working – Lavorare dal Sud” (nel prosieguo, “South Working”) e le differenti fasi progettuali attraverso le quali il progetto si sta sviluppando.
“South Working” si basa sull’idea di utilizzare il lavoro agile (cd. “smart working”) come mezzo per una maggiore coesione economica, sociale e territoriale, principio stabilito dalla Costituzione italiana all’art. 119 e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea artt. 174-178.
Gli strumenti che South Working attualmente sta mettendo in campo per raggiungere l’obiettivo spaziano da attività di advocacy alla ricerca critica sulle questioni che riguardano il lavoro agile dal Sud tramite l’Osservatorio del South Working.
Miriamo anche al supporto dei portatori di interesse – lavoratori (cd. “south worker”), datori di lavoro e istituzioni – sia in fase di negoziazione di nuove modalità di lavoro sia dopo il trasferimento nei territori di destinazione, facilitando l’ingresso dei South Worker nei territori e nelle comunità scelte e mettendoli in connessione con una rete di soggetti utili ad orientarsi nel contesto nuovo o di ritorno.
Ciò, ad esempio, sta già avvenendo attraverso la sperimentazione di percorsi di ascolto dei lavoratori che pubblichiamo abitualmente sui nostri canali di comunicazione, per far conoscere la realtà di questa nuova modalità di lavoro e potersi scambiare informazioni utili.
Fondamentale è per noi la Carta del South Working ( https://www.southworking.org/carta-del-south-working ), elaborata tra maggio e agosto 2020, in cui sono riversati i principi e i valori del South Working, per il miglioramento dell’ecosistema e per il raggiungimento dell’obiettivo di coesione economica, sociale e territoriale. Mentre, l’Appendice sui “Diritti del South Worker” permette di comprendere i diritti che ricadono in capo ai lavoratori agili che lavorano dal Sud. Entrambe fungeranno come un vero e proprio quadro generale che rende possibile il dialogo – chiaro e puntuale – con tutti i soggetti interessati: lavoratori, aziende, società civile e istituzioni.
Per raggiungere l’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale, South Working promuove l’interazione virtuosa tra lavoratori, reti esistenti e comunità locali, anche tramite processi di partecipazione attiva e di contrasto ai potenziali effetti negativi derivanti dalla gentrificazione (o fenomeni a essa riconducibili), per comunità e insediamenti umani inclusivi, duraturi e sostenibili, come previsto dall’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030. Il progetto quindi, si pone l’obiettivo di sviluppare dei presidi di comunità, perché crediamo che possano essere luoghi per rendere le comunità più forti e coese. Per farlo, abbiamo avviato un processo di mappatura partecipata che stiamo realizzando attraverso un form online, con il quale chiunque può segnalarci coworking e luoghi di socializzazione e partecipazione che abbiano spazi adatti al lavoro agile in Italia. La mappa diventerà, dunque, bene comune digitale, accessibile digitalmente a chiunque.
Immaginiamo questi spazi non come semplici luoghi di lavoro, diversi dall’ufficio tradizionale per locazione, ma come dei luoghi di partecipazione, collaborazione, innovazione, dialogo intergenerazionale, educazione e gioco, studio e incontro.
*Co-fondatrice “South Working – Lavorare dal Sud” e systemic & graphic designe
**Co-fondatore e vicepresidente “South Working – Lavorare dal Sud” mrblmario@gmail.com