di Elvira Tarsitano*
Grandi emergenze sanitarie come l’attuale legata al Coronavirus spingono gli scienziati ad interrogarsi sul rapporto fra diffusione di agenti patogeni e cambiamenti climatici.
Gli scenari sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute sono evidenti: è arrivata l’era delle malattie causate dai cambiamenti climatici e gli effetti sulla salute sono molto complessi. I cambiamenti climatici, le modifiche ambientali nell’ambiente urbano, la globalizzazione, l’intensificazione degli scambi commerciali e dei viaggi contribuiscono a modificare la velocità, oltre che la dinamica, attraverso la quale possono diffondersi malattie trasmissibili.
Il clima sta cambiando ora. L’imperativo deve essere: agire ora per prevenire e mitigare. Le sfide aperte appaiono quindi epocali e richiedono risposte più profonde, più rapide e più ambiziose e soluzioni integrate, per avviare la trasformazione sociale ed economica necessaria per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030.
Nel Rapporto Climate risk and response. Physical hazards and socioeconomic impacts del McKinsey Global Institute pubblicato a gennaio del 2020, emerge che il cambiamento climatico sta già avendo notevoli impatti in tutto il mondo. A essere colpiti non sono solo l’ambiente, ma anche gli esseri umani e le attività economiche ad essi collegate.
Non sono trascurabili gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute. Cambiamenti che sono in grado di modificare la velocità e la dinamica attraverso le quali si diffondono le malattie trasmissibili. Le modificazioni delle condizioni ambientali (temperature, piovosità, frane e vento forte) provocano già impatti indiretti sulla salute umana, con aumenti delle malattie allergiche e delle malattie trasmesse da vettori, come sta accadendo con il Coronavirus.
La lotta al coronavirus ha mobilitato il mondo: isolamento di intere città, blocco dei viaggi aerei, diffusione di scanner e test, immediata ricerca di un vaccino: sotto la guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e con forti risposte anche da parte degli Stati nazionali.
La diffusione di patologie emergenti e riemergenti si manifesta spesso con episodi epidemici a carattere transnazionale che, oltre alla morbilità e alla mortalità associate, hanno generalmente gravi conseguenze in termini socio-economici. Visto anche l’impatto emozionale e mediatico di questi episodi, riconoscere prontamente le emergenze epidemiche distinguendole dai possibili falsi allarmi è di capitale importanza per poterle fronteggiare efficacemente.
Negli ultimi anni questi processi evolutivi hanno subito una brusca accelerazione dovuta a una serie complessa di fattori biologici, ambientali, e socio-economici. I fattori che hanno favorito negli ultimi due decenni l’allargamento dello spettro e la diffusione di agenti patogeni e zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) includono modificazioni dell’ambiente quali la deforestazione e l’innalzamento della temperatura, ma anche modificazioni economiche e sociali come l’aumento degli scambi commerciali, le nuove tecniche di allevamento intensivo, l’allargamento delle specie degli animali da compagnia.
Sono tutti fattori che hanno modificato i rapporti uomo-animale e hanno facilitato la comparsa di nuove zoonosi, modificando gli scenari epidemiologici di quelle già esistenti. È compito dei governi, delle istituzioni competenti, degli organi di informazione, delle associazioni, delle imprese fornire gli strumenti per il cambiamento, dove il ruolo del cittadino è essenziale per spingere questi gruppi ad intervenire, più rapidamente e nel migliore modo possibile.
Affrontare i modelli di produzione e consumo richiede perciò interventi a livello culturale, sociale, ambientale ed economico. La capacità della terra di sostenerci in modo dignitoso per tutti, dipenderà dalla nostra capacità di autocorrezione per riportare lo sviluppo da un sentiero di insostenibilità, quale quello attuale, ad uno di sostenibilità, attraverso uno sviluppo consapevole, che tenga conto dei nostri limiti di specie e sia rispettoso della natura e quindi riproducibile nel tempo.
Ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs con un impegno forte di tutte le istituzioni e dei singoli cittadini. Tutto ciò deve necessariamente essere accompagnato da uno stile di vita sostenibile in grado di combinare scelte personali, diritti economici, sociali e culturali, protezione della salute umana, della biodiversità e degli ecosistemi.
*Centro per la Sostenibilità Università di Bari elvira.tarsitano@uniba.it