di Edoardo Zanchini*
Il Decreto “semplificazioni” e’ stato approvato dal Senato e ancora una volta il nostro Paese ha perso un’occasione per offrire ai Sindaci delle città italiane gli strumenti per muovere interventi di rigenerazione urbana vasti e ambiziosi, come avviene da decenni negli altri Paesi europei.
Eppure stavolta e’ diverso e le responsabilità politiche sono piu’ gravi. Perché’ da tempo e’ vasto il consenso sul fatto che questo tema debba essere una priorità del Paese per il suo rilancio e, proprio in queste settimane, il Governo si sta occupando di scrivere il Recovery Plan con le politiche per uscire dalla crisi del Covid. Rischiamo di perdere un’occasione storica, perché’ l’Unione europea finanzierà proprio interventi capaci di accelerare sulla decarbonizzazione dell’economia, di ridurre le disuguaglianze sociali, economiche, culturali.
Le città italiane hanno dunque la possibilità di diventare il laboratorio di ambiziosi progetti di riqualificazione urbana ed edilizia, superando le attuali barriere normative e economiche. La ragione per cui Legambiente e Ance hanno deciso di uscire con una dichiarazione congiunta di critica al Decreto.
Il nostro Paese si presenta a questo passaggio delicatissimo per il futuro senza un progetto per le aree urbane, senza strumenti capaci di muovere idee e progetti di cui avremmo un drammatico bisogno. La discussione sul Decreto semplificazioni e lo scontro politico sull’articolo 10 e’ emblematica, perché tutto si e’ ridotto a come normare gli interventi di demolizione e ricostruzione con una soluzione finale da mettere in mano a dei bravi avvocati per districarsi tra zone di piano regolatore, piani di recupero, vincoli paesaggistici.
Il problema non e’ il dibattito sul dito – la demolizione e ricostruzione – ma che si e’ persa di vista la Luna. Prima di litigare sugli emendamenti occorre che ci si confronti su come rendere più vivibili le città italiane. Quali progetti, e con quali procedure, mettere in moto per ripensare gli spazi delle città, togliere auto e restituire strade e piazze a bici, pedoni e tram. Come portare architetti e imprese delle costruzioni a ripensare edifici costruiti dagli anni Sessanta oggi degradati, in cui si vive male e dove tante famiglie non hanno i soldi per pagare il riscaldamento nei mesi invernali e con anziani che rischiano la vita durante le ondate di calore estive. Ma soprattutto, come fare di questi piani di rigenerazione lo strumento per realizzare case a prezzi accessibili per il sempre maggiore numero di persone in difficoltà economiche dopo la tempesta del Covid.
La sfida che il nostro Paese ha di fronte sta qui e non dobbiamo rinunciare a chiedere alla politica – persino quando la discussione e’ asfittica come in questo periodo – di dare risposte capaci di restituire la speranza di un cambiamento in positivo a chi vive nelle città italiane.
*Vicepresidente di Legambiente edoardo.zanchini@gmail.com