di Davide Rubbini*
Nel panorama emiliano di un generale lavoro disciplinare, e di ricerca, sui temi propri di Urban@it, mi piace segnalare due realtà di animazione e riflessione, cui possono legarsi affinità tematiche e analitiche, utili a un confronto su analoghi oggetti.
Cito la associazione CDS – Centro ricerche documentazione studi economico-sociali di Ferrara (link https://www.cdscultura.com/it) che pubblica da oltre trent’anni un Annuario socio-economico ferrarese, e la Fondazione Osvaldo Piacentini di Reggio Emilia (link http://archiviopiacentini.it/) che a sua volta pubblica il Notiziario tra il Dire e il Fare, con cui sarebbe utile trovare rete e sintesi.
È propria anche di questi organismi la riflessione circa la vulnerabilità territoriale che anche le nostre pianure presentano. Della precarietà ambientale, che in questi ultimi tempi ha investito l’alto Adriatico con una prepotenza inusuale, si intravvede da parte di tutti la necessità di una riflessione inderogabile. In tal senso è ormai avvertita l’urgenza di politiche che affrontino di petto (..e di punta!) la questione degli assetti dei sistemi insediativi e del loro governo. Non è più possibile attendere una nuova legge (urbanistica?) che regoli per grandi principi il campo e la disciplina del piano e fissi obiettivi di lungo periodo per il Paese, e dall’altra parte subire eventi di questa portata senza strumenti adeguati alla nostra difesa.
Giacciono in Parlamento diverse proposte, nessuna presa adeguatamente in considerazione, forse per una ormai acclarata debolezza delle politiche nazionali tese a non scalfire interessi consolidati e ottenere consensi nel breve periodo. Ciò ha prodotto una sostanziale superficialità di ogni agire politico, che porta il Paese a fenomeni di crescente declino, di recessione non solo economica ma soprattutto sociale e culturale con il venir meno della coesione territoriale (soppressione sostanziale delle Province …). Non è tempo di parlare di città e territorio, ma di immigrazione, tasse, reddito e pensione di cittadinanza (!).
Nel caso in esame, ovvero dei fenomeni recenti e delle conseguenze subite dalle coste adriatiche, veneta ed emiliana, è ormai urgente parlarne ad alta voce e pretendere azioni di struttura, non provvedimenti palliativi per dare fumo agli occhi. Politiche serie di intervento dovrebbero cominciare, pur gradatamente, a mettere in discussione assetti territoriali consolidati, che non reggono più nè in termini di efficienza sociale nè economica. Lo stock edilizio e urbano di tali siti infatti va degradando oltremodo e non si intravvedono azioni, segnali, politiche che diano una prospettiva alle attività che lì si svolgono e sono il pane quotidiano, come il turismo, la pesca, i servizi, le attività culturali e di svago, la fruizione ambientale ma anche quelle più tradizionali come i settori immobiliare, agroalimentare, manifatturiero, ecc.
Non tutta la costa presenta le stesse caratteristiche, ma certamente tutta la costa è una agglomerazione urbana che dipende fortemente dal mare, dalle performance ambientali, dalle politiche che in tali ambiti siamo in grado di affermare. Anche la questione dei Parchi del Delta del Po (regionali oppure interregionali oppure nazionale?) resta sospesa e dunque non si danno soluzioni politiche e neppure di intervento. Nel contesto emiliano i territori di nord/est rappresentano inoltre un cluster sui generis, periferico rispetto al centro dell’asse più consolidato, e ciò accentua ulteriormente ogni fragilità, che si riverbera sulle condizioni insediative generali.
Vi è perciò un grande bisogno di nuova coesione territoriale e di una decisa azione nazionale per una legge che aiuti le regioni a governare territori e città, e alla scala locale per interventi che pongano all’attenzione la periferia territoriale oltreché la periferia urbana del sistema padano. In questo senso CDS e Archivio Osvaldo Piacentini possono essere partner di un confronto serio e positivo con Urban@it.
*CDS-Cultura rubbini.davide@gmail.com