di Francesco Gastaldi*
Il governo Conte ha ciclicamente riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica la questione di una possibile limitazione della liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali. Il tema è stato messo in relazione all’offerta turistica e a una moratoria delle aperture dei centri commerciali che secondo gli auspici dei proponenti dovrebbe favorire gli esercizi di vicinato che in molte località possono avere un’utilità sociale.Il ministro Luigi Di Maio più volte ha annunciato, facendo riferimento al Patto di Governo fra Lega e M5S: “Stop alle aperture domenicali indiscriminate” e ha ribadito chela nuova legge è orientata a prevedere un sistema di “turnazioni” per regolare l’apertura dei negozi e centri commerciali considerato anche che “i negozi aperti la domenica stanno distruggendo le famiglie italiane”.
Secondo quanto emerso dai pochi documenti disponibili e dai resoconti giornalistici, le intenzioni del premier Conte, più volte riprese dal suo vice Di Maio, tenderebbero a porre maggiori vincoli alla libera e autonoma gestione delle attività da parte degli imprenditori commerciali.Il recente dibattito appare in controtendenza con le ultime riforme in questo campo, quelle del Governo Monti che intervenne nel 2012 per favorire una tendenziale liberalizzazione avente come obiettivo il rilancio dei consumi e dell’occupazione.
Secondo alcune associazioni di categoria gli effetti benefici non si sarebbero visti, secondo altri occorrerebbe completare la liberalizzazione estendendo la misura a tutti gli esercizi commerciali, a prescindere dalla loro ubicazione ed escludendo vincoli di qualsiasi natura (esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente e dei beni culturali); secondo quest’ultima visione, anche le vendite promozionali non dovrebbero avere limiti temporali, quantitativi e procedurali. Dopo il decreto del Governo Monti alcune Regioni italiane hanno avviato un percorso che ha portato a ricondurre all’interno della pianificazione urbanistica le principali scelte sugli insediamenti commerciali con l’obiettivo di disinnescare, almeno parzialmente, i contenuti del decreto Monti e dalla Direttiva Servizi 2006/123/CEdetta “direttivaBolkestein” (e il suo recepimento nel nostro Paese con il D. Lgs. n. 59 del 26 marzo 2010). In pratica, il tentativo è quello di applicare normative limitative attraverso l’utilizzo di temi come la tutela dell’ambiente, del paesaggio e il consumo di suolo.
Le dinamiche del settore commerciale rappresentano oggi, nel loro complesso, uno dei fattori principali di trasformazione dei territori, i punti vendita contribuisconoin modo essenziale alla vitalità e alla sicurezza dell’ambiente urbano. La presa d’atto di queste dinamiche ha spinto molte amministrazioni locali a riflettere sulle diverse valenze del settore in ambito urbano studiando nuove strategie di approccio. Nel contempo cresce il ruolo attivo e propositivo degli operatori economici, la loro attitudine a cooperare e la disponibilità a riconoscere nell’attore pubblico, anziché un mero dispensatore di servizi, un partner con il quale sviluppare azioni sinergiche che possano aumentare il livello di integrazione fra politiche commerciali e altre politiche pubbliche.
Alcune Regioni si sono distinte come soggetti particolarmente attivi, sia nel fornire mezzi finanziari per promuovere progetti integrati, sia nell’elaborare normative che, direttamente o indirettamente, si propongono di dare sostegno al piccolo commercio, specie nei centri urbani. Tali azioni, sempre più spesso divengono una parte fondamentale di politiche di riqualificazione e il coinvolgimento degli operatori economici è un capitolo importante del partenariato pubblico-privato. Molti interventi integrati di recupero di comparti urbani e di valorizzazione dei tessuti storici sono stati avviati e conclusi negli ultimi anni, sperimentando nuovi strumenti operativi di governo dei processi di evoluzione e trasformazione commerciale, forse più utili degli ultimi tentativi del governo giallo-verde, sempre che la proposta sia ancora in piedi.
* Università IUAV Venezia gastaldi@iuav.it