di Iuliana Grigorut*
Il tentativo del legislatore nazionale di individuare una strategia chiara e puntuale dedicata esclusivamente alle città si è avuto, per la prima volta, con la costituzione di un ministero per i problemi delle aree urbane del 1987. L’attenzione alle politiche pubbliche per le città è stata particolarmente accentuata con la grave crisi economica che investe l’Italia dal 2007; in questo contesto, il legislatore è intervenuto con numerose politiche di diverso carattere, mettendo al centro dell’attenzione le periferie, intese nel senso ampio di una condizione di marginalità, in cui sono presenti fenomeni di degrado, di insicurezza e di disagio sociale. Uno dei più innovativi interventi è rappresentato dall’istituzione di un comitato interministeriale per le aree urbane del 2012, il quale riconosce la centralità delle città nelle politiche di sviluppo economico, inclusione sociale e coesione territoriale.
Più specificamente, la strategia di fondo per procedere a un riordino delle città è costituita dalla rigenerazione urbana, quale risanamento urbanistico, ambientale e sociale di zone urbane degradate, con la quale la cittadinanza può ribadire il proprio diritto alla qualità della vita, facendo sì che le città diventino terreno delle forme di collaborazione.
Gli interventi del legislatore nazionale per definire una vera e propria politica di rigenerazione urbana sono numerosi. Alcuni tentativi sono collegati non solo agli obiettivi di azzeramento di consumo di suolo, ma anche a quelli incentrati in modo specifico sulla rigenerazione urbana, dal punto di vista edilizio, economico e sociale, attraverso le proposte di legge presentate in Parlamento nelle scorse e nell’attuale legislatura. Rilevanti sono, inoltre, le modifiche che il legislatore ha apportato di recente al Testo unico dell’edilizia, poiché ha attribuito una particolare attenzione alle periferie e alle aree urbane degradate.
Lo Stato ha da sempre prestato una considerevole attenzione anche alle politiche abitative, incentrate sul soddisfare l’esigenza di un’abitazione e sul prevedere un’integrazione tra diversi obiettivi, quali garantire un livello di servizi e trasporto adeguato e individuare spazi pubblici per i cittadini. Significativo è il lungo periodo di interventi del legislatore in questo ambito, che, dal 2008, si è posto l’obiettivo di rilanciare il settore edilizio e soddisfare le esigenze abitative, attraverso l’istituzione del Piano casa oppure dei due piani nazionali per le città, del 2011 e del 2012. Il legislatore, inoltre, è intervenuto numerose volte nella materia della sicurezza urbana, fondamentale strategia nella gestione abitativa; di recente, sindaci, prefetti e questori hanno ricevuto maggiori poteri in materia di tutela dell’ordine pubblico e di decoro urbano.
Allo stesso tempo, rilevanti sono anche le disposizioni incentrate sullo sviluppo del verde urbano, con le quali si prevede la ristrutturazione di parchi e aree verdi urbane permanenti, e sul recupero di aree pubbliche e industriali dismesse.
Infine, sono di notevole importanza le due più recenti sperimentazioni di rigenerazione urbana a livello nazionale, ossia il bando per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate del 2014 e del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie del 2015, con le quali si vuole mettere in rilievo il grado di autonomia attribuito alle città.
Gli interventi sin qui menzionati mettono in rilievo, indubbiamente, l’attenzione che il legislatore nazionale attribuisce alle città e alle periferie dalla crisi finanziaria ad oggi. Tuttavia, tali politiche presentano due rilevanti debolezze, essenziali nel perseguire un’efficace gestione delle problematiche concernenti le città e le esigenze dei cittadini: da un lato, manca un puntuale intervento di rigenerazione, inteso non solo in termini di recupero e di riqualificazione, ma anche ambientale e sociale; dall’altro lato, invece, è assente l’oggetto chiave delle pratiche di rigenerazione, ossia la partecipazione dei cittadini, la quale assume soltanto un ruolo complementare rispetto alle altre azioni.
* Università “La Sapienza” Roma, dipartimento di Scienze Politiche iuliana.grigorut@uniroma1.it