di Roberta Tonanzi*
Negli ultimi anni, sempre più spesso si parla di rigenerazione urbana; tuttavia, quando si osserva tale fenomeno, è bene distinguere le attività di micro-rigenerazione da quelle di macro-rigenerazione. Infatti, mentre le amministrazioni comunali hanno prestato maggiore attenzione alle prime, i legislatori regionali hanno disciplinato le seconde.
Gli interventi di macro-rigenerazione si differenziano dalle prime, tra i vari aspetti, per il modo in cui si rapportano con l’attività di pianificazione urbanistica, nonché per il ruolo riconosciuto ai soggetti privati.
Con tali interventi, muta il modo in cui le amministrazioni sono chiamate a riprogettare la città; infatti, affinché si possa avere all’interno dei contesti urbani un livello di vita qualitativamente accettabile, le operazioni non possono essere scisse da esigenze di solidarietà e di integrazione sociale. Quindi, con l’attività di pianificazione, si perseguono nuovi obiettivi, il cui soddisfacimento è possibile tenendo conto delle esigenze della comunità.
Le normative regionali disciplinano un modo di governare il territorio che non deve rimanere ancorato ai meri interventi urbanistici, ma che, nel ripensare la città, persegua come fine quello di aumentarne l’attrattività sociale, la fruibilità, la qualità ambientale, considerando attentamente le specifiche esigenze delle fasce più deboli e contrastando il fenomeno dell’esclusione sociale degli abitanti, attraverso la previsione di interventi materiali e immateriali.
Dalla pluralità degli obiettivi perseguiti, si comprende il motivo per cui gli interventi di rigenerazione possono essere realizzati tanto nei luoghi tradizionalmente intesi come periferia, caratterizzati da degrado urbano, edilizio ed architettonico, quanto in quelli definibili come periferie centrali, dove si concentra un elevato livello di disagio sociale, economico e culturale.
Il fine verso cui tendono la maggior parte delle leggi regionali in materia di rigenerazione, perciò, non si esaurisce soltanto nel tentativo di ricucire il rapporto tra periferie e centro, ma si sostanzia nella rivitalizzazione della città pubblica nel complesso, rispettando i valori identitari e sociali della comunità insediata, rispondendo alle istanze di cui essa si fa portatrice.
Sebbene non sia in dubbio il ruolo centrale che il comune è chiamato a svolgere, è altrettanto importante che tali operazioni rigenerative coinvolgano la comunità interessata, fruitrice degli spazi e dei servizi urbani, nonché conoscente delle esigenze e delle problematiche che riguardano il territorio su cui intervenire.
Il coinvolgimento dei privati nell’esecuzione degli interventi di macro-rigenerazione è diverso rispetto a quello richiesto nelle operazioni di micro-rigenerazione; in quest’ultima circostanza, ad eseguire il progetto in collaborazione con l’amministrazione locale, sono gli stessi cittadini che hanno preso parte alla sua definizione. Al contrario, le normative regionali riconoscono solo ai privati aventi titolo la possibilità di eseguire le operazioni; mentre, dispongono la partecipazione, a monte, della collettività nella definizione dei processi di rigenerazione.
È soprattutto dal punto di vista dei soggetti legittimati ad intervenire, che si coglie la peculiarità di tale partecipazione. Infatti, essendo queste attività destinate a produrre effetti rilevanti sul territorio, le normative regionali aprono alla partecipazione degli abitanti, ossia non solo ai residenti, ma anche a coloro che utilizzano, a qualsiasi titolo – per studio o per lavoro -, gli spazi urbani.
I legislatori regionali, permettendo ad un numero maggiore di soggetti, non necessariamente rappresentati dalle istituzioni politico-amministrative, di far valere direttamente le proprie istanze, hanno previsto un nuovo modo di partecipare alla vita dell’amministrazione locale, di certo non originale come quello garantito in alcune realtà comunali, ma comunque potenzialmente più efficace di quello prospettato attraverso l’istituzione di organismi di decentramento amministrativo infra-comunale.
Università La Sapienza Roma, facoltà di Scienze Politiche roberta.tonanzi@uniroma.it