di Francesco Curci*, Enrico Formato** e Federico Zanfi*
Nei mesi successivi alla pubblicazione di Territori dell’abusivismo. Un progetto per uscire dall’Italia dei condoni (Donzelli, 2017), anche grazie alle discussioni scaturite dalle presentazioni del libro, ci siamo convinti della necessità di avviare approfondimenti tematici e progettuali che si muovessero nel solco di alcune delle linee programmatiche tracciate dal volume. In particolare, su due fronti: quello didattico, per esplorare col progetto ipotesi di riconfigurazione spaziale degli insediamenti abusivi, e quello seminariale, per affrontare col contributo di esperti alcuni nodi di particolare complessità – tra cui il nodo della demolizione delle opere non condonabili.
In relazione al primo fronte, grazie a due convenzioni stipulate tra il DAStU del Politecnico di Milano e il Comune di Lecce e tra il DiARC dell’Università Federico II di Napoli e i Comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, abbiamo portato il tema degli insediamenti abusivi nelle aule di tre laboratori di urbanistica e paesaggio. Gli studenti hanno sviluppato, tanto per le marine di Lecce quanto per i nuclei abitati nel cratere sismico ischitano, scenari di modificazione dello stato di fatto e – in coerenza con essi – progetti a medio e lungo termine che prevedessero anche importanti demolizioni, motivando queste ultime con argomenti progettuali adeguati e dimostrandone gli esiti a somma positiva.
Parallelamente ai laboratori didattici è stato organizzato un seminario dedicato al progetto della demolizione nei territori dell’abusivismo, che si è svolto al Politecnico di Milano, in cui si sono riunite attorno al tavolo voci di accademici, di tecnici e di amministratori, e che ha consentito di individuare alcune prospettive d’innovazione possibile, oltre che di misurarne i gradi di fattibilità in relazione al contesto attuale.
Se riflettiamo sulle giornate di lavoro e sulle loro interrelazioni emerge la necessità di attribuire nuovi significati e ruoli allo strumento della demolizione, ancor più quando questa interessa edilizia abusiva non condonabile. A partire dai casi e dalle esperienze studiati abbiamo compreso che difficilmente potremo ottenere risultati migliori di quelli raggiunti fino a ora (risultati modesti se si guarda ai dati del rapporto di Legambiente Abbatti l’abuso, 2018) se continueremo a insistere su un’idea di demolizione imperniata esclusivamente sul concetto di ripristino (della legalità e dello stato dei luoghi) a prescindere dal significato che la demolizione può assumere a seconda dei contesti, dei manufatti e delle popolazioni a cui si rivolge. Tale meccanismo, se concepito senza tensione progettuale, mostra i suoi limiti sia in termini di efficacia, sia in termini di effetti prodotti sulla qualità del paesaggio, sugli ecosistemi, sull’efficienza infrastrutturale dei sistemi urbani.
La demolizione dell’abusivismo non condonabile va riportata concettualmente e operativamente dentro la sfera del progetto urbanistico e di paesaggio, concependo ‘cantieri’ dentro cui sta sì l’edilizia non autorizzata, ma stanno anche gli edifici in regola, le reti infrastrutturali, e alcuni grandi corpi ambientali che devono riguadagnare attraverso il progetto continuità e piena accessibilità pubblica. La demolizione diventa qui uno strumento per riassegnare valore in modo selettivo a porzioni di edificato, e per stabilire nuove alleanze che potrebbero ampliare i margini di agibilità sociale. Crediamo che l’efficacia di un piano di riforma delle urbanizzazioni abusive nel Mezzogiorno sia legata – senza alternativa – alla capacità di concepire e gestire un diffuso progetto di demolizione entro tale accezione multidimensionale, mettendo anzitutto in luce il guadagno collettivo che da esso può derivare (aspetto su cui, bisogna ammettere, abbiamo lavorato e comunicato troppo poco).
*Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano
**Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
TAMC.lab è una rete di ricerca autopromossa dedicata allo sviluppo di una progettualità dedicata ai territori dell’abusivismo nel Mezzogiorno contemporaneo. È coordinata da Francesco Curci, Enrico Formato e Federico Zanfi. tamclab.wordpress.com Fb: @ricerca.tamclab